Hulda Regher Clark

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Category: Cleanses and Cleanups

 
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Integratori per via endovenosa (EV)

Se siete voi la persona che elargisce la cura, potreste notare come i giorni passino, uno dopo l’altro ma che, nonostante il vostro paziente ci metta tutta la buona volontà nel provare a seguire la dieta corretta e ad assumere gli integratori, semplicemente non ci riesca. Esistono ragioni al di là di ogni controllo al fatto di non riuscire a mangiare. Se la persona che state curando continua a perdere peso, significa che non si sta alimentando a sufficienza. Cercate allora di procurare i cibi più sostanziosi e a più alto contenuto calorico che vi riuscirà di trovare.

Preparateli in modo da renderli il più invitanti possibile. Ma se il vostro paziente non mangia da due giorni, dovrete alimentarlo per via endovenosa. L’alimentazione per via endovenosa [ o “alimentazione tramite fleboclisi”, N.d.T.] dovrebbe includere grassi e proteine e no soltanto zuccheri. La prassi abituale consiste nel somministrare agli ammalati terminali di cancro soltanto del destrosio in soluzione acquosa (glucosio/zucchero) a scopo nutritivo. Probabilmente, a chi lavora in ambito ospedaliero, questo procedimento sembra giustificato dal fatto che una migliore alimentazione prorogherebbe soltanto il momento della morte. Io, invece, raccomando un programma nutrizionale intensivo che comprenda una mistura liquida a base di amminoacidi e una emulsione lipidica. Se i livelli di albumina nel sangue fossero bassi (inferiori a 3), dovrebbe anche essere somministrato ogni giorno un flacone di albuina (a giorni alterni quando le condizioni del paziente cominceranno a migliorare). Parallelamente a queste sostanze nutritive iniettate per via endovenosa, dovrebbero essere somministrate dosi massicce di vitamine e minerali (vedi Ricette per via endovenosa)

Sfortunatamente, ho scoperto che sia i flaconi sia i sacchetti che contengono gli integratori iniettabili risultano spesso contaminati da antisettici, metalli pesanti, batteri e persino uova e larve di Ascaris! I sacchetti stessi, poi, filtrano materiale plastico, dato che il syncrometer, all’interno di essi, rileva il cloruro di polivinile (un agente cancerogeno!). Per questa ragione, noi usiamo esclusivamente flaconi per fleboclisi in vetro. Siccome in questo caso non è facile poter effettuare un test per la ricerca dei batteri, dovreste aggiungere 1 ml di alcool etilico (va bene al 76% oppure al 95%) ogni 500ml di flacone per flebo, in modo da uccidere i virus Coxsackie che spesso sono presenti. Per eliminare batteri e parassiti, fate passare il tubo delle fleboclisi attraverso il filtro di una siringa da 5 micron messo “in linea”. Per quanto riguarda l’alcool propilico o il benzene, state correndo un rischio – perché il pericolo esiste.
Ma è sempre meglio che non fare nulla.

Ecco la nostra lista di “sostanze nutritive essenziali” da assumere tramite fleboclisi.

  • Emulsione lipidica (1.000 ml, Intralipid al 10%, vedi Fonti). Utilizzatene ½ bottiglia, oppure una intera, ogni giorno
  • Magnesio (10g/20ml) usatene 2 g in un giorno. Allevia il dolore. Arresta gli spasmi
  • Cloruro di potassio (149mg/ml) da 2 a 4 ml al giorno
  • Complesso vitamina B-100, 5 ml al giorno
  • Soluzione di amminoacidi (1.000ml, con elettroliti). Somministratene ½ bottiglia al giorno, oppure anche una intera.
  • Vitamina C (acido L-ascorbico, 500mg/ml), da 25g fino a 100g nei casi critici. Utilizzate calcio e magnesio iniettabili per neutralizzare l’acidità.
  • Gluconato di calcio al 10% (50ml), utilizzatene 25ml se i livelli nel sangue sono inferiori alla norma. Da combinare con la vitamina C come aiuto per neutralizzare l’acidità

Nota: se non sterilizzate la vitamina C, gli amminoacidi, il complesso B e l’emulsione lipidica, e se non li filtrate, introdurrete proprio quegli agenti patogeni che state cercando di eliminare!

Questi integratori vengono aggiunti a flaconi per fleboclisi di soluzione salina (sale) o di destrosio (zucchero), a seconda di quale dei due, dall’esame del sangue, risulta più basso. Se scarseggiano entrambi, va aggiunto del glucosio (al 50%) ad un flacone di soluzione salina, in modo da somministrarli tutti e due in una sola volta.

Notate che questo regime non include alcun ossidante e neppure dei composti a base di zolfo.
Certo non è del tutto sufficiente, ma può aiutare il vostro paziente a superare i primi giorni, quando anche un piccolo miglioramento fa davvero la differenza che conta.

Non appena il vostro paziente si sentirà disposto a bere del brodo di pollo invece dell’acqua, vorrà dire che avrete guadagnato terreno.

Ecco altri trattamenti da iniettare per via endovenosa,utilizzabili in differenti situazioni.

  • Procaina, da 5 a 10cc di una soluzione al 2% (l’antidolorifico per eccellenza).
  • EDTA [acido etilen-diammino tetracetico, N.d.T.], una dose singola (3g) per rimuovere i metalli pesanti.
  • Laetrile (detto anche “amigdalina”, ampolla da 3g), utilizzatene da 2 a 3 ampolle al giorno. E’ reperibile in Messico.
  • Vitamina K, 5-10 mg al giorno per ridurre le perdite di sangue
  • Vitamina A (da 25.000 a 100.000 UI al giorno).
  • Albumina (utilizzatene un flacone monodose, 12,5 g in un giorno).
  • Rhodakem, da 2 a 6 fiale al giorno (possono anche essere prese per bocca), (il prodotto contiene rodizonato). Reperibile in Messico.
  • Glicirrizina, 30ml, particolarmente eccellente per il cancro al fegato
  • DMSO (dimeitlsolfosside), 5 ml (al 100%), accresce la capacità di penetrazione degli altri integratori. Differenzia (normalizza) il tessuto tumorale
  • Cloruro di cesio, dapprima 3 g al giorno. In seguito 6 g giornalieri, a meno che non subentri nausea.
  • Insulina, dall’azione rapida, da 15 a 30 U insieme a 100ml di una soluzione di glucosio al 50% (occorre controllare il paziente per cogliere i segnali di un’eventuale ipoglicemia).

I trattamenti per via endovenosa accelerano il riassorbimento del tumore. Si rivelano essenziali alla vostra sopravvivenza quando il fegato non è più in grado di detossificare quanto fuoriesce dai tumori, di cui l’innalzamento dei livelli della lattico deidrogenasi, della fosfatasi alcalina, del GGT ecc. sono una prova evidente. Se il vostro stato è molto grave, scegliete la terapia per via endovenosa, in modo da aiutare il vostro corpo a sopravvivere ad ogni un tumore che si sia manifestato; potrebbero volerci 5 settimane!

Molti dettagli che riguardano una buona terapia per via endovenosa sono contenuti nel libro Intravenous Nutrient Protocols in Molecular Medicine del dott. Majid Ali, New Jersey, USA 1994.

Dal libro: “La Cura di tutti i cancri avanzati, pagine165-168; Macroedizioni; Copyright)

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